La dichiarazione di Putin: ‘Siamo pronti con 700mila soldati al fronte’

Marianna Perrone

Settembre 19, 2025

I venti autunnali, che un tempo portavano un clima di pace dall’Alaska, si sono raffreddati, mentre il conflitto in Ucraina continua a imperversare. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha messo in guardia riguardo alla presenza di oltre 700.000 uomini schierati sul fronte ucraino, sottolineando che Mosca è aperta a negoziati, ma solo se i suoi interessi vengono rispettati. La situazione rimane stagnante. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha effettuato una visita inaspettata alle truppe ucraine nel Donetsk, una regione segnata da intensi combattimenti dal 2014. Durante la sua visita, Zelensky ha parlato di una “operazione di controffensiva” nei settori di Dobropillia e Pokrovsk, dove i russi hanno tentato di sfondare le linee ucraine, ma senza successo. Questo è un aspetto cruciale, poiché con l’arrivo delle piogge e della neve, i movimenti sul campo di battaglia diventeranno sempre più difficili.

Le dichiarazioni di Zelensky

Zelensky ha affermato: “L’Ucraina sta giustamente difendendo le sue posizioni e il suo territorio”. Ha inoltre sottolineato che i piani russi per destabilizzare il paese stanno fallendo. Tuttavia, il 2025 non sembra portare pace, e l’attenzione si rivolge già al 2026, con l’Occidente e la Russia, sostenuta da potenze come Cina, Iran, Corea del Nord e un’India ambigua, che si affrettano a ottenere vantaggi strategici. L’economia russa mostra segni di rallentamento, e Putin ha dichiarato che ciò avviene per “contenere l’inflazione”. In questo contesto, il presidente russo ha approvato l’idea di una “tassa sul lusso” per rafforzare le finanze statali, sebbene avverta di non esagerare. Donald Trump, da Londra, ha colto l’importanza di limitare le entrate del Cremlino, esortando gli alleati europei a interrompere gli acquisti di petrolio russo, attualmente limitati a Ungheria, Slovacchia e Turchia. “Se i prezzi del greggio calano, Putin dovrà fermarsi”, ha dichiarato il presidente americano.

Le sanzioni e il gas russo

A Bruxelles, il Coreper si riunirà domani per discutere il 19esimo pacchetto di sanzioni proposto dalla Commissione Europea. Le aspettative sono elevate, soprattutto in seguito alle richieste di Trump riguardo al petrolio e ai dazi sulla Cina. Tuttavia, l’Unione Europea non applica sanzioni secondarie come fa l’America. Fonti informate indicano che si sta considerando di ampliare la lista nera includendo più aziende di paesi terzi che assistono Mosca nell’evasione delle sanzioni già in vigore. Per quanto riguarda gli idrocarburi, la questione del gas rimane cruciale, poiché i paesi europei continuano a importare una quantità significativa di LNG russo. La Commissione ha presentato un piano nel contesto di RePowerEU per terminare i contratti a lungo termine entro il 1 gennaio 2028, ma ora si sta valutando la possibilità di anticipare questa scadenza. Spetterà poi al Consiglio e al Parlamento approvare le nuove misure, mentre la proposta precedente giace in attesa da giugno.

La questione dei beni congelati

Un’altra questione rilevante è l’uso dei beni della Banca Centrale russa, attualmente immobilizzati presso Euroclear in Belgio, per un valore di 200 miliardi di euro. Finora sono stati utilizzati solo i profitti, ma diversi Stati membri, insieme a Washington, spingono per confiscare i capitali. La Banca Centrale Europea si mostra scettica, temendo ripercussioni sull’euro, e questo ha portato Parigi, Roma e Berlino a mantenere una posizione ferma. Zelensky ha chiarito che, per proseguire il conflitto nel 2026, ha bisogno di 60 miliardi di euro aggiuntivi. Con i bilanci europei in difficoltà, questa somma diventa sempre più allettante. La Commissione sta quindi esplorando “metodi creativi” per accedere ai capitali congelati del Cremlino, cercando di mantenere la stabilità della moneta unica. I ministri delle Finanze, riuniti a Copenaghen per un consiglio informale, potrebbero discutere queste opzioni.

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