Netanyahu prosegue la sua strada politica, ma il sostegno diminuisce.

Marianna Perrone

Settembre 17, 2025

Un uomo al comando. Benjamin Netanyahu prosegue imperterrito nella sua strategia, ignorando le richieste di moderazione e le condanne internazionali, compresa quella dell’ONU che ha parlato di “genocidio” a Gaza. Il primo ministro israeliano ha dichiarato di voler distruggere Hamas e liberare gli ostaggi ancora nelle mani del gruppo terroristico, ma i risultati ottenuti finora sono deludenti. L’ultima offensiva, che ha visto l’invasione di Gaza City, ha suscitato la condanna globale, seguendo un attacco in Qatar mirato a colpire alcuni leader di Hamas.

Decisioni politiche di Netanyahu

Le recenti decisioni di Netanyahu, che includono l’espansione degli insediamenti e l’annessione in Cisgiordania, hanno avuto un impatto politico significativo: Israele è sempre più isolato sulla scena internazionale. Attualmente, l’unico alleato di peso rimane Donald Trump, un supporto indubbiamente rilevante, ma è chiaro che il premier israeliano ha perso gran parte della solidarietà e del sostegno politico che aveva ricevuto dopo l’attacco del 7 ottobre, quando Hamas ha scatenato una violenza senza precedenti.

Impatto umanitario a Gaza

Il numero crescente di civili, tra cui donne e bambini, uccisi a Gaza, insieme a fame, sete e mancanza di cure mediche, sta pesando in modo insostenibile sull’immagine di Israele, un paese che ha visto figure storiche come Shimon Peres e Yitzhak Rabin, entrambi premi Nobel per la Pace nel 1994. La fiducia dell’Europa, tradizionalmente al fianco di Israele e sostenitrice della soluzione dei due Stati, è in declino. Le cancellerie europee stanno cominciando a discutere apertamente di possibili sanzioni contro Israele.

Crisi della coesistenza

La visione di una coesistenza pacifica tra israeliani e palestinesi sembra ora un’utopia, affossata dalle politiche attuali del governo israeliano. Il dialogo con i Paesi arabi sunniti del Golfo, che aveva visto un avvicinamento significativo grazie agli Accordi di Abramo, è anch’esso in crisi. Anche l’Arabia Saudita, un attore chiave nel mondo sunnita, stava avvicinandosi a Tel Aviv, ma l’attacco in Qatar ha compromesso seriamente queste relazioni.

Dialogo e mediazione

Dopo il 7 ottobre, il dialogo era ripreso, grazie anche al ruolo del Qatar come mediatore tra Israele e Hamas. Tuttavia, l’azione di Netanyahu ha portato a reazioni dure da parte di Doha e ha raffreddato ulteriormente i rapporti con gli altri Paesi arabi, riportando indietro il processo di avvicinamento.

Sostegno di Trump

A sostenere Netanyahu rimane Donald Trump, che ha inviato il suo ministro degli Esteri, Marco Rubio, in visita a Israele. Rubio ha ribadito il “sostegno incrollabile” degli Stati Uniti verso Israele nel perseguire i suoi obiettivi a Gaza. Dopo questo incontro, Rubio si è recato a Doha per cercare di riparare i danni causati dalle azioni israeliane. Il piano di Trump per stabilizzare il Medio Oriente e riavvicinare Israele ai Paesi del Golfo ha subito un duro colpo, complicato da interessi politici, economici e commerciali, inclusi quelli legati all’energia.

Situazione attuale di Trump

Attualmente, il progetto di Trump sembra essere in stallo. Nonostante il sostegno ufficiale a Netanyahu, il presidente statunitense potrebbe non essere soddisfatto della situazione attuale, mentre Cina e Russia stanno guadagnando terreno nella regione. Inoltre, le promesse fatte da Trump durante la campagna elettorale non sono state mantenute: la guerra in Ucraina continua e la situazione a Gaza si aggrava giorno dopo giorno. Né Putin né Netanyahu sembrano prestare attenzione alle richieste di Trump, il quale si troverà presto a dover prendere decisioni più decisive. Per ora, il sostegno storico a Israele rimane, ma Netanyahu e il suo paese si trovano sempre più soli.

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