Mangiare il ramen con una frequenza di tre o più volte a settimana può incrementare il rischio di mortalità di circa 1,52 volte. Questo è quanto emerge da una ricerca effettuata da un team di esperti della prefettura di Yamagata, situata nel nord del Giappone. Negli ultimi tre anni, quest’area ha registrato la massima spesa annuale delle famiglie per la celebre zuppa calda a base di miso e soia, servita con tagliolini, verdure e vari condimenti come maiale, uovo marinato e alghe. Nonostante le sue origini cinesi, il ramen è considerato uno dei piatti più rappresentativi della tradizione gastronomica giapponese.
Ricerca e metodologia
La ricerca, condotta in collaborazione tra l’Università di Yamagata e l’Istituto di scienze della nutrizione di Yonezawa, ha coinvolto un campione di 6.725 individui di età superiore ai 40 anni. Questi soggetti sono stati monitorati attraverso visite mediche regolari dal 2009 fino al 2023. Gli studiosi hanno classificato i partecipanti in quattro gruppi, in base alla frequenza di consumo di ramen, e hanno analizzato la correlazione tra tale frequenza e il rischio di mortalità.
Risultati e raccomandazioni
I risultati hanno rivelato che le persone che consumavano ramen “tre o più volte alla settimana” presentavano un rischio di mortalità significativamente più elevato rispetto a coloro che lo mangiavano “una o due volte alla settimana”. Miho Suzuki, docente presso l’Istituto di Yonezawa e parte integrante del team di ricerca, ha raccomandato agli appassionati di ramen di continuare a gustare questo piatto, ma di farlo con moderazione. Ha sottolineato l’importanza di limitare l’assunzione di sale e di mantenere un equilibrio nutrizionale adeguato, includendo verdure e altri condimenti che di solito accompagnano il ramen.
Implicazioni sulla salute
Questa ricerca offre un’importante riflessione sulla dieta e sulla salute, evidenziando come anche i piatti più amati possano avere implicazioni significative sulla salute a lungo termine.