Dopo un periodo di silenzio, il 12 settembre 2025, Hamas ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che Khalil Hayya, leader dell’organizzazione palestinese e negoziatore principale, è vivo e non è stato ucciso durante il raid israeliano a Doha. L’attacco ha invece provocato la morte del figlio di Hayya, di alcune guardie del corpo e di un agente di polizia qatariota. Nonostante l’assenza di prove fotografiche o testimonianze concrete, Hamas ha dichiarato che Hayya ha partecipato a una preghiera funebre in onore delle vittime del bombardamento. Questa situazione ha contribuito a un clima di crescente tensione tra i Paesi del Golfo e Israele.
Reazioni diplomatiche nel Golfo
In risposta agli eventi di Doha, gli Emirati Arabi Uniti hanno convocato l’ambasciatore israeliano, mentre le diplomazie del Golfo si preparano per un vertice che si svolgerà nel fine settimana. Notizie provenienti dall’Egitto indicano una certa freddezza nei rapporti con il governo di Netanyahu, con il Cairo che ha deciso di ridurre i contatti di coordinamento con Israele come forma di protesta. Queste informazioni sono state riportate dalla rete panarabo-saudita al Arabiya, citando fonti governative anonime.
Hamas ha ribadito la sua intenzione di opporsi all’occupazione israeliana, sostenendo che le sue richieste per il pieno ritiro delle truppe dalla Striscia di Gaza e la ricostruzione delle aree devastate non sono state considerate. Nel frattempo, l’offensiva israeliana continua, con un bilancio di circa sessanta morti, tra cui quattordici membri di una stessa famiglia. Un attacco avvenuto vicino a Gerusalemme ha visto un palestinese ferire due persone con un coltello, un’azione definita da Hamas come una “risposta naturale” alle aggressioni israeliane.
Il primo ministro del Qatar, Muhammad Al Thani, ha intrapreso un viaggio a Washington per incontrare il segretario di Stato Marc Rubio, con l’obiettivo di ristabilire relazioni dopo l’attacco. Rubio, a sua volta, si recherà in Israele per rassicurare il primo ministro Netanyahu riguardo al supporto degli Stati Uniti, in vista del riconoscimento imminente dello Stato palestinese da parte di diverse nazioni, tra cui la Francia, durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
La dichiarazione di New York e il vertice del CCG
Durante la stessa Assemblea, la Francia ha ottenuto l’approvazione della Dichiarazione di New York, con 142 voti favorevoli, dieci contrari e dodici astenuti. Questo documento, redatto in collaborazione con l’Arabia Saudita, mira a rilanciare la soluzione dei due Stati, israeliano e palestinese, escludendo tuttavia Hamas. Dopo la visita di Rubio in Israele, si svolgerà a Doha il summit del Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG), che comprende Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Oman, Kuwait e Bahrein. Questi Paesi sono alleati degli Stati Uniti e rivali dell’Iran.
Le autorità qatariote hanno avvertito che ci sarà una “risposta regionale” all’attacco israeliano, sottolineando che non sarà solo il Qatar a reagire. Hanno anche specificato che tale risposta avverrà nel rispetto del diritto internazionale, in contrasto con le azioni israeliane. Il vertice prevede una riunione dei ministri degli esteri dei Paesi del CCG domenica, seguita da un incontro tra i leader lunedì. Tra i partecipanti ci sarà anche Muhammad ben Zayed, leader degli Emirati, che nel 2020 ha normalizzato i rapporti con Israele. Nonostante le pressioni di Doha, gli Emirati non hanno ceduto alla richiesta di chiudere l’ambasciata israeliana sul loro territorio.
La ministra emiratina per la cooperazione internazionale, Rim Hashimi, ha formalmente protestato con l’ambasciatore israeliano ad Abu Dhabi, David Ohad Horsandi, affermando che qualsiasi aggressione contro un membro del CCG rappresenta un attacco alla sicurezza collettiva della regione. Il ministero qatariota ha anche condannato le minacce rivolte al Qatar dopo il bombardamento degli uffici di Hamas.
Il rifiuto del Mossad
Il 12 settembre 2025, quando Israele ha annunciato un attacco contro i leader di Hamas in Qatar, il Mossad, l’agenzia di intelligence israeliana, non ha preso parte all’operazione. Secondo il Washington Post, che ha citato due fonti israeliane, il Mossad ha rifiutato di attuare un piano precedentemente elaborato per assassinare i leader di Hamas, esprimendo preoccupazioni riguardo ai possibili effetti sui rapporti con il Qatar e sulla tempistica dell’operazione.