Un gruppo di volontari italiani si è trovato coinvolto in una grave crisi sociale durante la loro missione in Nepal. Sono arrivati nella capitale, Kathmandu, con l’intento di supportare una scuola per orfani tibetani, ma si sono ritrovati nel bel mezzo di una rivolta antigovernativa guidata dalla Generazione Z. Questo movimento, scatenato da un blocco dei social network e dalla crescente corruzione, ha portato a violenti scontri e incendi che hanno devastato la città . La notizia è stata riportata dalla Gazzetta di Parma.
Esperienza di Filippo Reggiani e la sua famiglia
Filippo Reggiani, un parmigiano, insieme alla figlia undicenne Matilde e ai suoi genitori, Cinzia e Maurizio, ha vissuto attimi di terrore. “L’hotel in cui ci eravamo rifugiati è stato distrutto dalle fiamme. Siamo riusciti a scendere dal quarto piano utilizzando una corda di lenzuola e una fune che ci hanno lanciato alcuni abitanti del posto, dopo aver sistemato dei materassi per attutire la caduta“, ha raccontato Filippo, il primo a scendere per assicurarsi che il piano di fuga fosse sicuro. Successivamente, anche Cinzia, Matilde e Maurizio hanno seguito il suo esempio. Tuttavia, durante la discesa, Maurizio è caduto e ha subito gravi ferite, fratturandosi una gamba e il naso. Attualmente è ricoverato in ospedale per ricevere le cure necessarie.
Situazione attuale a Kathmandu
La situazione a Kathmandu continua a essere tesa, con le autorità che faticano a ripristinare l’ordine in mezzo a un clima di crescente insoddisfazione popolare. La rivolta ha suscitato preoccupazione tra i turisti e i volontari presenti nella capitale nepalese, rendendo difficile per molti di loro trovare un modo sicuro per lasciare il paese. La famiglia Reggiani, grazie al loro coraggio e alla solidarietà dei nepalesi, è riuscita a salvarsi, ma la loro esperienza rimarrà segnata da questi eventi drammatici.