L’attivazione dell’articolo 4 del Trattato della NATO da parte della Polonia rappresenta un passo significativo nei rapporti di sicurezza tra l’Alleanza Atlantica e la Russia. Questo evento si è verificato dopo che alcuni droni, presumibilmente russi, hanno violato lo spazio aereo polacco nel contesto di un ampio attacco aereo contro obiettivi in Ucraina. Il governo di Varsavia ha deciso di attivare la clausola che prevede consultazioni tra gli Stati membri in caso di minaccia alla sicurezza nazionale. Il primo ministro Donald Tusk, insieme al presidente Karol Nawrocki, ha descritto l’accaduto come una “provocazione su vasta scala”, richiedendo una risposta coordinata all’interno dell’Alleanza. Ma quali sono le implicazioni di questo articolo e quali precedenti storici lo accompagnano?
Consultazioni d’emergenza: l’articolo 4 e la decisione polacca
L’articolo 4 del Trattato del Nord Atlantico, firmato nel 1949, consente a un Paese membro di richiedere consultazioni con gli altri alleati quando avverte una minaccia alla propria integrità territoriale, indipendenza politica o sicurezza. A differenza dell’articolo 5, che stabilisce l’obbligo di difesa collettiva in caso di attacco armato a uno dei membri, l’articolo 4 non prevede risposte automatiche. Invece, attiva un dialogo immediato tra i partner, fungendo da strumento diplomatico per affrontare situazioni potenzialmente gravi prima che possano degenerare in conflitti aperti.
Nel caso della Polonia, la decisione è stata presa dopo l’abbattimento di droni che avrebbero violato il suo spazio aereo mentre si dirigevano verso obiettivi in Ucraina, nell’ambito di un’offensiva russa. Come riportato da Reuters, Varsavia ha considerato questi eventi come un’escalation che giustifica un confronto ufficiale in sede NATO. “Stiamo trattando la situazione con la massima serietà ”, ha affermato Tusk, evidenziando che il governo polacco si sta preparando a “diversi scenari”. L’attivazione dell’articolo 4 non implica necessariamente azioni militari immediate, ma serve a mettere in allerta l’Alleanza e a creare un fronte comune in situazioni critiche, specialmente quando i confini degli Stati NATO vengono messi in discussione, anche in modo indiretto.
Occasionalmente invocato: precedenti storici e frequenza
L’articolo 4 è stato utilizzato in modo piuttosto limitato nella storia dell’Alleanza Atlantica, sottolineando il suo carattere eccezionale. La prima attivazione risale al 2003, quando la Turchia lo attivò in previsione dell’invasione americana dell’Iraq, preoccupata per le possibili conseguenze sul proprio territorio. La Turchia è il Paese che ha fatto ricorso più frequentemente a questa clausola, con almeno cinque attivazioni formali, in particolare nel 2012 e nel 2015, in risposta a minacce provenienti dalla Siria e all’aumento della presenza dello Stato Islamico lungo i suoi confini meridionali.
Nel 2014, alcuni membri dell’Europa orientale, tra cui Polonia e Paesi Baltici, invocarono l’articolo 4 dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia. Due anni fa, nel febbraio 2022, la stessa clausola fu nuovamente attivata dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, un evento che accrebbe le preoccupazioni per la sicurezza nei Paesi limitrofi al conflitto. In quell’occasione, le consultazioni portarono a un rafforzamento delle difese sul fianco orientale della NATO, senza però attivare l’articolo 5.
In totale, si registrano otto attivazioni dell’articolo 4. Ogni volta, questo gesto ha avuto un valore più politico che operativo: serve a segnare una linea rossa, a sollevare il livello di attenzione internazionale e a ottenere supporto da parte degli alleati, anche solo in termini di visibilità diplomatica. La decisione della Polonia si inserisce in questa strategia, dimostrando fermezza e solidarietà transatlantica in un momento di alta tensione tra l’Occidente e la Russia, che rimane potenzialmente instabile.