Almeno dieci manifestanti hanno perso la vita durante gli scontri avvenuti a Kathmandu, in Nepal, il 15 marzo 2025. La polizia ha utilizzato proiettili di gomma, gas lacrimogeni e idranti per disperdere le persone che protestavano contro il governo, chiedendo la revoca del blocco dei social media e misure più incisive contro la corruzione. A partire dal 10 marzo, diversi social network, tra cui Facebook, YouTube e X, sono risultati inaccessibili nel paese, a seguito della decisione governativa di bloccare ben 26 piattaforme non registrate. Questa situazione ha generato un clima di rabbia e confusione tra gli utenti.
Il portavoce della polizia
Il portavoce della polizia di Kathmandu, Shekhar Khanal, ha confermato che “fino ad ora dieci manifestanti sono morti e 87 sono rimasti feriti”, fornendo un quadro drammatico degli eventi. La repressione delle manifestazioni ha suscitato preoccupazione tra i gruppi per i diritti umani, che denunciano l’uso eccessivo della forza da parte delle autorità . Le manifestazioni sono scoppiate in risposta alle misure restrittive imposte dal governo, che i cittadini considerano una violazione delle loro libertà fondamentali.
Tensioni tra governo e popolazione
Le tensioni tra il governo e la popolazione sono aumentate, con i manifestanti che chiedono non solo il ripristino dell’accesso ai social media, ma anche un impegno concreto nella lotta contro la corruzione che affligge il paese. La situazione rimane critica, con le autorità che continuano a monitorare il dissenso e a mantenere una presenza di sicurezza nelle aree più colpite dalle proteste. La comunità internazionale osserva con attenzione gli sviluppi, preoccupata per il rispetto dei diritti umani in Nepal.