La condizione delle donne a Taiwan negli anni Ottanta è al centro di “Girl”, il lungometraggio d’esordio di Shu Qi, attrice di fama internazionale. Presentato al Festival di Venezia 82, il film affronta tematiche di grande rilevanza sociale, soprattutto dopo che la regista ha fatto parte della giuria che ha assegnato nel 2023 il Leone d’oro a “Povere creature!” di Yorgos Lanthimos.
Una famiglia tradizionale e violenta
La narrazione si concentra su una famiglia tradizionale, in cui il padre esercita un controllo oppressivo e violento, creando un ambiente di paura per la moglie e la figlia adolescente. La storia, che sembra riflettere le esperienze personali di Shu Qi, si ispira a momenti della sua vita, come già accennato in un documentario in cui l’attrice raccontava la severità dei suoi genitori.
Nel 1988, a Taiwan, Hsiao-lee, una giovane ragazza, vive in un contesto privo di gioia e serenità . La sua esistenza è caratterizzata da routine e isolamento fino a quando incontra Li-li, una coetanea dal carattere vivace e spensierato. Questa nuova amicizia rappresenta un punto di svolta per Hsiao-lee, che inizia a scoprire un mondo diverso. Tuttavia, il passato oscuro di sua madre, Chuan, torna a farsi sentire, costringendo Hsiao-lee a confrontarsi con l’eredità familiare e il desiderio di una vita libera e autentica.
Le esperienze di Shu Qi
Durante un’intervista al Festival di Venezia, Shu Qi ha condiviso ricordi della sua infanzia, descrivendo come fosse costretta a monitorare le reazioni dei genitori per evitare conflitti. “Dovevo stare attenta alle loro emozioni per mantenere le giuste distanze quando erano di cattivo umore“, ha raccontato. Questi ricordi rivelano una vulnerabilità profonda, con la regista che ha confessato di sentirsi terrorizzata all’udire il rumore della moto del padre tornare a casa, tanto da nascondersi per paura. Tali esperienze hanno contribuito a formare la sua sensibilità e insicurezza.
Un film di impatto
“Faccio l’attrice da quasi trent’anni“, ha detto Shu Qi, sottolineando la sua passione per la narrazione. Con “Girl”, la regista spera di creare un impatto positivo sul pubblico. Per la prima volta in un festival, la sua preoccupazione non è rivolta al proprio aspetto, ma all’accoglienza del suo film, un sentimento nuovo e inaspettato per lei.
Shu Qi è una delle figure più riconosciute del panorama cinematografico taiwanese, con alle spalle due Golden Horse e tre Hong Kong Film Awards. Con questo debutto, raccoglie idealmente il testimone di Tsai Ming-liang, l’ultimo regista taiwanese a partecipare al concorso veneziano con “Stray Dogs” nel 2013. “Girl” si presenta quindi non solo come un’opera d’arte, ma anche come una testimonianza della lotta per la libertà e l’emancipazione femminile in un contesto storico complesso.