I legali di Jair Bolsonaro, ex presidente del Brasile, hanno presentato la richiesta di assoluzione per il loro assistito, attualmente coinvolto in un processo per tentato colpo di stato. Durante l’arringa difensiva, tenutasi a Brasilia, gli avvocati Celso Vilardi e Paulo Cunha Bueno hanno evidenziato che il loro cliente non ha mai messo in discussione la democrazia né ha redatto bozze di decreti con l’intento di annullare il risultato delle elezioni del 2022, che hanno visto la vittoria di Luiz Inácio Lula da Silva.
La difesa e le accuse
La difesa ha messo in discussione la validità delle accuse, sostenendo che non esistono prove concrete che colleghino Bolsonaro al presunto piano noto come “pugnale verde-oro”, che, secondo l’accusa, prevedeva l’omicidio di Lula, del suo vice e del giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes. Gli avvocati hanno anche sottolineato l’assenza di collegamenti diretti tra l’ex presidente e gli eventi del 8 gennaio, quando un gruppo di militanti ha assaltato i palazzi del potere a Brasilia.
Critiche alla testimonianza
La squadra legale ha denunciato la carenza di prove “contundenti”, definendo il processo come basato su “narrazioni e supposizioni”. Vilardi ha criticato la testimonianza di Mauro Cid, ex segretario di Bolsonaro, accusandolo di aver fornito dichiarazioni incoerenti e false. “Ha cambiato versione più volte”, ha affermato Vilardi, proponendo di riconoscere una parziale falsità nella collaborazione di Cid con la giustizia.
Riflessioni finali sull’arringa
L’arringa si è conclusa con un richiamo a possibili motivazioni politiche che potrebbero influenzare il procedimento legale. Paulo Bueno ha paragonato la situazione attuale al famoso caso Dreyfus, avvenuto in Francia alla fine del XIX secolo, suggerendo che anche in questo caso potrebbero esserci elementi di ingiustizia e strumentalizzazione politica.