Kim Jong Un ha compiuto un gesto carico di significato portando con sé la figlia Ju Ae in una visita ufficiale in Cina, un evento che segna la prima apparizione all’estero della giovane. La presenza della ragazzina, che ha circa dodici anni, accanto al leader durante gli incontri istituzionali ha attirato l’attenzione dei media internazionali, riaccendendo il dibattito sulla possibilità di una successione al femminile alla guida della Corea del Nord. Ju Ae ha affiancato Kim Jong Un mentre questi si incontrava con i presidenti Xi Jinping e Vladimir Putin durante la Parata della Vittoria a Pechino. In un contesto storico in cui ogni segnale proveniente da Pyongyang è scrutinato con attenzione, la presenza della figlia assume un significato ben oltre il semplice accompagnamento familiare.
Chi è Ju Ae: età , nome e prime apparizioni
La Corea del Nord non ha mai ufficialmente confermato l’identità della figlia di Kim Jong Un, ma il nome Ju Ae è emerso nel 2013 grazie all’ex campione di basket Dennis Rodman, il quale, dopo una visita a Pyongyang, dichiarò di aver tenuto in braccio “la bambina Ju Ae”, figlia del leader. Secondo fonti sudcoreane, Ju Ae sarebbe nata tra il 2012 e il 2013, collocandola oggi attorno ai 12 o 13 anni. La sua prima apparizione pubblica risale a novembre 2022, durante un test di un missile balistico intercontinentale, dove è stata fotografata mentre teneva affettuosamente la mano del padre. Da quel momento, la sua presenza nei contesti ufficiali è aumentata notevolmente, suscitando l’interesse di osservatori e analisti.
Dalla Corea alla Cina: la prima missione internazionale
La visita a Pechino rappresenta il primo viaggio ufficiale di Ju Ae all’estero. La giovane è stata vista scendere dal treno blindato nordcoreano insieme a Kim Jong Un, ricevendo gli onori da una delegazione diplomatica cinese di alto livello. Durante il soggiorno, ha assistito agli incontri bilaterali con Xi Jinping e Vladimir Putin, oltre a partecipare alla parata militare del Giorno della Vittoria. Questo evento segna un momento storico per il regime nordcoreano, poiché mai prima d’ora un membro così giovane della famiglia Kim aveva preso parte a una missione diplomatica internazionale. Secondo l’esperto Michael Madden dello Stimson Center, “queste esperienze sono parte di un addestramento pratico al protocollo, un possibile segnale di preparazione alla leadership futura”.
Una figlia al centro della scena politica
Negli ultimi due anni, Ju Ae è apparsa sempre più frequentemente in eventi ufficiali. Ha partecipato a inaugurazioni militari, celebrazioni patriottiche, incontri con delegazioni straniere e cerimonie simboliche, come una visita all’ambasciata russa a Pyongyang. In alcuni di questi eventi, Ju Ae ha assunto una posizione di rilievo, superando perfino la madre, Ri Sol Ju, che appare spesso in secondo piano o assente. I media di Stato hanno progressivamente modificato il linguaggio utilizzato per riferirsi a lei, definendola prima “amata” e poi “rispettata figlia”, titoli solitamente riservati a figure di altissimo rango nel regime.
Il significato del nome Ju Ae e il divieto imposto dal regime
Secondo diverse fonti sudcoreane, il nome Ju Ae potrebbe significare “perla d’amore” o “preziosa affettuosità ”, una combinazione che assume un forte valore simbolico nel contesto della Corea del Nord. Il governo di Kim Jong Un ha adottato una misura eccezionale: il divieto per tutte le neonate nordcoreane di chiamarsi Ju Ae. L’emittente sudcoreana KBS riporta che le autorità locali avrebbero ordinato a genitori e funzionari di cambiare nomi già registrati con quello della figlia del leader. Questa disposizione è stata accompagnata dalla richiesta di evitare qualsiasi riferimento pubblico o uso non autorizzato del nome, confermando ulteriormente la posizione elevata che Ju Ae sta acquisendo all’interno del sistema dinastico nordcoreano.
Successione e simbolismo: quali scenari si aprono
La presenza di Ju Ae in un contesto internazionale così significativo ha alimentato le ipotesi su una possibile successione al vertice della Corea del Nord. Storicamente, il Paese è stato governato dalla dinastia Kim: il nonno Kim Il Sung, il padre Kim Jong Il e ora Kim Jong Un. Tuttavia, non è mai esistita una leader donna. Il gesto di Kim Jong Un, pur non accompagnato da dichiarazioni ufficiali, viene interpretato da alcuni analisti come un messaggio di continuità dinastica. Altri esperti avvertono che il sistema di potere nordcoreano si basa su un apparato militare patriarcale, il che potrebbe rappresentare un ostacolo concreto all’ascesa di una figura femminile.
Il ruolo della madre Ri Sol Ju e della zia Kim Yo Jong
Due donne hanno avuto ruoli centrali nel consolidamento del potere di Kim Jong Un: la moglie Ri Sol Ju e la sorella Kim Yo Jong. Ri Sol Ju, che in passato aveva una discreta visibilità pubblica, appare oggi meno frequentemente, cedendo la scena alla figlia. Kim Yo Jong, invece, continua a essere una figura influente, spesso portavoce del regime su questioni delicate. L’affiancamento di Ju Ae alla zia in alcuni eventi ufficiali ha fatto ipotizzare un “tutoring” familiare. La loro presenza congiunta alimenta la narrativa di una successione preparata e strutturata.
Cosa dicono gli analisti sulla possibilità di una leader donna
Gli esperti internazionali si dividono sull’argomento. Da un lato, la crescente esposizione mediatica e il linguaggio onorifico utilizzato dai media di Stato indicano chiaramente che Ju Ae non è una bambina qualunque. Dall’altro, l’età molto giovane, la mancanza di dichiarazioni ufficiali e il contesto culturale patriarcale della Corea del Nord rendono improbabile, almeno nel breve periodo, una transizione di potere al femminile. Alcuni analisti, come Rachel Minyoung Lee del 38 North Project, sostengono che “potrebbe trattarsi più di un’operazione di immagine che di una reale indicazione di leadership futura”.
La dinastia Kim: passato, presente e ipotesi future
La famiglia Kim esercita il potere in Corea del Nord dal 1948. Ogni transizione di potere è avvenuta all’interno della dinastia, senza essere mai apertamente annunciata con largo anticipo. Kim Jong Un ha assunto la leadership solo dopo la morte del padre, nonostante fosse stato avvistato al suo fianco in occasioni ufficiali nei due anni precedenti. In questo senso, l’esposizione mediatica di Ju Ae potrebbe rientrare in una strategia simile: familiarizzare gradualmente l’opinione pubblica con una figura destinata a ricoprire ruoli di comando, pur senza ufficializzarne le intenzioni.
Le reazioni internazionali alla mossa di Kim Jong Un
La presenza di Ju Ae in Cina ha sorpreso osservatori e governi esteri. Gli Stati Uniti e la Corea del Sud hanno evitato commenti diretti, limitandosi a monitorare le dinamiche con attenzione. In Giappone, alcuni parlamentari hanno espresso preoccupazione per il possibile rafforzamento del culto dinastico. A livello mediatico, l’immagine di Ju Ae ha rapidamente fatto il giro del mondo, alimentando una narrazione che unisce geopolitica, dinastia e comunicazione strategica. Un messaggio chiaro emerge: la Corea del Nord guarda al futuro con la continuità della famiglia Kim.