Il Tribunale di Rabat ha recentemente negato la richiesta di rilascio provvisorio per l’attivista femminista Ibtissam “Betty” Lachgar, accusata di blasfemia e di aver attaccato la religione musulmana. La prossima udienza del processo è stata fissata per la settimana entrante, in un clima di tensione all’interno dell’aula, aggravato da rigorosi controlli e perquisizioni sistematiche.
Il caso di Ibtissam Lachgar
Lachgar, una figura di riferimento del Movimento Alternativo per le Libertà Individuali (Mali), è stata arrestata il 13 agosto 2023, dopo aver condiviso sui social una foto in cui indossava una maglietta considerata blasfema. Questo caso ha riacceso il dibattito sulla libertà di coscienza e di espressione in Marocco. Sebbene la Costituzione marocchina tuteli la libertà di espressione, il Codice penale prevede sanzioni severe in relazione alla religione, alla moralità e all’ordine pubblico. Durante l’udienza, Lachgar è apparsa in condizioni di salute precarie, vestita con una jellaba e un leggero velo, e con una benda che copriva la spalla sinistra.
Richiesta di libertà provvisoria
Il team legale di Lachgar ha dichiarato che l’attivista soffre di una grave lesione che necessita di un intervento chirurgico urgente, poiché è a rischio di amputazione parziale del braccio. La richiesta di libertà provvisoria è stata presentata in relazione alla necessità di ricevere cure mediche adeguate. Tuttavia, l’accusa ha respinto tale richiesta, sostenendo la necessità di rispettare il quadro giuridico e i requisiti giudiziari.
Condizioni di detenzione
Attualmente, Lachgar si trova in isolamento e non ha accesso nemmeno all’ora d’aria. I suoi avvocati hanno descritto il trattamento subito come “un attacco alla dignità” e hanno sollecitato una migliore assistenza sanitaria per lei durante il periodo di detenzione. La situazione di Lachgar continua a suscitare preoccupazione e attenzione sia a livello nazionale che internazionale, evidenziando le sfide legate ai diritti umani e alla libertà di espressione in Marocco.