Tutti sono familiari con una mappa del mondo. Molti hanno avuto la fortuna di possederne una riproduzione personale, appesa nella propria stanza, mentre molti altri sono cresciuti ammirando il planisfero ingiallito che decorava le aule scolastiche, spesso così datato da mostrare ancora nel 2004 la Cecoslovacchia o l’Abruzzi e Molise. Anche le versioni più recenti, tuttavia, non possono vantare una rappresentazione fedele della realtà. In effetti, una mappa del mondo deve adattarsi, nonostante le convinzioni dei terrapiattisti, alla necessità di rappresentare un oggetto che in origine si estende su una sfera schiacciata. Da queste riproduzioni arbitrarie nascono distorsioni geografiche, che possono persistere per secoli, spesso per motivi di comodità o ragioni geopolitiche.
L’Africa rivendica la sua grandezza
Un esempio lampante è l’Africa, che si rivela essere molto più grande del Nord America. Questo è un fatto ben noto a chi si occupa di cartografia, ma può risultare sorprendente per molti altri. Non si tratta di una semplice curiosità; le dimensioni reali del continente hanno ripercussioni concrete per i suoi abitanti. A confermare questa realtà sono i Paesi dell’Unione Africana, che si stanno mobilitando per denunciare le mappe in cui il loro continente viene ingiustamente ridotto. Questo movimento non è motivato solo da abitudini o praticità, ma da una vera e propria esigenza di giustizia.
Nel mese di agosto 2025, l’Unione ha ufficialmente sostenuto il progetto “Correct The Map”, promosso dalle organizzazioni Africa No Filter e Speak Up Africa, per rivendicare una rappresentazione accurata dei luoghi in cui l’umanità ha avuto origine. La proposta di questa iniziativa prevede l’adozione della proiezione Equal Earth, sviluppata nel 2018 per rappresentare i continenti in proporzione alle loro dimensioni reali. Nello stesso anno, Google Maps aveva già sostituito la proiezione tradizionale con una visualizzazione tridimensionale del globo, almeno nella versione desktop. Anche la Banca Mondiale ha dichiarato di utilizzare da tempo le proiezioni più veritiere come Equal Earth o Winkel-Tripel, scelte pensate per rispondere alle comprensibili richieste africane e non solo.
Le origini della distorsione cartografica
Per comprendere la portata del problema, è utile sapere che l’Africa ha una superficie di 30.309.495 km², rispetto ai 10.530.000 km² dell’Europa e ai 9.867.000 km² degli Stati Uniti. Questa disparità non è immediatamente evidente nella maggior parte delle mappe attualmente in uso. La responsabilità di questa visione distorta è attribuibile a un singolo individuo: il cartografo fiammingo Gerhard Kremer, noto come Mercatore. È importante notare che Mercatore operava con buone intenzioni, avendo brevettato la sua proiezione nel 1599 per facilitare la navigazione marittima.
Come riportato da Adnkronos, le mappe basate su questa proiezione presentano le linee di rotta costante (le cosiddette loxodromie) come rette, semplificando notevolmente la vita dei navigatori. Questo metodo consente di rappresentare il globo mantenendo gli angoli, un aspetto cruciale in ambito nautico. Tuttavia, questa soluzione presenta un notevole svantaggio: più ci si allontana dal centro di proiezione, maggiore è la distorsione dell’area rappresentata, deformando poco chi si trova sull’Equatore e molto chi si trova lontano. Per secoli, questo problema è stato facilmente trascurato, soprattutto quando il colonialismo si avvaleva di una rappresentazione distorta per motivi di potere e ricchezza.
Il punto di vista storico sulle mappe
Nessuna rappresentazione della Terra è stata immune dai condizionamenti dell’occhio umano. Anche l’Imago Mundi, una tavoletta cuneiforme scoperta nel 1882 dall’archeologo Hormuzd Rassam a Sippar (oggi Iraq), che rappresenta la più antica mappa della Mesopotamia e del mondo, non era oggettiva. Così come chi ha redatto quella tavoletta, anche noi tendiamo a vedere al centro dei nostri planisferi la nostra casa: l’Europa.
Questo approccio non è limitato all’Occidente. Anche i cinesi hanno le loro mappe, in cui Shanghai è centralmente posizionata. Nel 2015, la Cina ha regolamentato in dettaglio come dovesse essere rappresentato il mondo da una prospettiva cinese. Un esempio storico è la mappa della Federazione Imperiale, realizzata nel 1886 per rappresentare l’ampio territorio dell’Impero britannico, progettata per posizionare un’isola relativamente piccola come il centro dell’umanità.
Gli inglesi, d’altra parte, hanno sempre creato le loro mappe. Un esempio significativo è il lavoro di John Bartholomew per re Giorgio V del Regno Unito, che nel 1914 tentava di mostrare, attraverso una mappa, il tempo necessario per viaggiare da Londra verso diverse parti del mondo, simile a quanto fatto da Mercatore, che cercava di semplificare la navigazione in un’epoca antecedente al GPS.
Un cambiamento necessario
Oggi, mentre le mappe hanno perso gran parte della loro utilità pratica, diventando simboli ornamentali, è tempo di superare giustificazioni per cambiamenti arbitrari dal sapore quasi coloniale. È giunto il momento per l’Africa di riappropriarsi delle sue reali dimensioni, quelle che contano in contesti significativi. L’Unione Africana, nel rivendicare le sue giuste istanze, potrebbe ricordare a tutti che, come diceva Norma Desmond in Viale del tramonto: “Io sono sempre grande, è il cinema che è diventato piccolo!”. In effetti, l’Africa è sempre stata vasta; è stata la cartografia a rimpicciolirne le dimensioni.