Brasile: la polizia confiscata telefono e passaporto a Malafaia durante un’operazione

Egidio Luigi

Agosto 22, 2025

Il noto pastore evangelico Silas Malafaia è stato bloccato dagli agenti federali all’aeroporto Galeão di Rio de Janeiro il 5 gennaio 2025. L’operazione è stata eseguita in conformità con le disposizioni della Corte Suprema, che ha imposto restrizioni al leader religioso. Malafaia, alleato dell’ex presidente Jair Bolsonaro, ha subito il sequestro del suo telefono portatile e la revoca del passaporto, impedendogli di viaggiare all’estero e di comunicare con Bolsonaro e il suo figlio, Eduardo Bolsonaro.

Reazioni alle restrizioni imposte

All’uscita dalla stazione di polizia federale, Malafaia ha rilasciato dichiarazioni ai giornalisti, esprimendo il suo disappunto per la situazione. “Che democrazia è questa? Mi hanno sequestrato il passaporto. Non sono un criminale. Mi hanno sequestrato il telefono. È una vergogna. Non mi zittirò, dovranno arrestarmi per zittirmi,” ha affermato con tono deciso.

Il dibattito sulla religione e politica

L’intervento delle autorità ha suscitato un acceso dibattito in Brasile, dove il ruolo della religione e della politica continua a essere oggetto di discussione. Malafaia, noto per le sue posizioni conservatrici e il suo sostegno a Bolsonaro, ha spesso utilizzato la sua piattaforma per esprimere opinioni su temi politici e sociali, attirando sia sostenitori che critiche.

Contesto politico e ripercussioni

La decisione del giudice Alexandre de Morais di limitare le libertà di Malafaia si inserisce in un contesto di crescente tensione politica nel paese, dove le autorità stanno cercando di mantenere l’ordine dopo un periodo di instabilità. La reazione del pastore e la sua volontà di sfidare le autorità potrebbero avere ripercussioni significative sulla scena politica brasiliana e sulle dinamiche tra religione e politica nel paese.

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