La questione della diffusione non autorizzata di contenuti privati ha assunto una nuova dimensione nel 2025, in particolare per quanto riguarda il caso di Stefano De Martino. Guido Scorza, membro del Garante per la privacy, ha rilasciato dichiarazioni significative in un’intervista a La Repubblica, chiarendo le misure adottate per affrontare la situazione.
Le misure adottate per fermare la diffusione
Scorza ha spiegato che la prima fase dell’intervento si concentra sull’urgenza di bloccare la circolazione del materiale compromettente. Sono state intraprese azioni dirette verso tutte le piattaforme dove il video è stato caricato. L’ente ha comunicato a chiunque non avesse ancora condiviso il contenuto, ma stesse considerando di farlo, che tale azione potrebbe configurarsi come un illecito. In seguito alla richiesta di De Martino e della sua compagna di indagare sull’accaduto, è stata avviata un’istruttoria per identificare i responsabili della diffusione non autorizzata del video.
Le sfide nel rintracciare i responsabili
Un aspetto cruciale emerso dall’intervista riguarda la possibilità di rintracciare i responsabili della diffusione. Scorza ha affermato che, sebbene sia tecnicamente possibile, l’identificazione del primo individuo che ha condiviso il contenuto risulta complessa. Alcune piattaforme, dove il video è stato rinvenuto, possono essere più facilmente tracciabili. Tuttavia, la questione si complica se le aziende proprietarie si trovano al di fuori dell’Unione Europea o in paesi con normative meno rigorose sul diritto internazionale.
Le limitazioni nell’intervento
Scorza ha anche sottolineato le difficoltà legate alla protezione della privacy una volta che un contenuto privato è stato reso accessibile. La circolazione di video e immagini su applicazioni di messaggistica come Telegram e WhatsApp rende quasi impossibile intervenire in modo efficace. Nel caso specifico di De Martino, l’ente si impegnerà a limitare la diffusione del contenuto, ma non sarà in grado di eliminarne completamente la circolazione. Scorza ha avvertito che non si può escludere la possibilità che, anche dopo mesi, il video possa riemergere online.
La vicenda mette in luce le sfide attuali nella protezione della privacy e nella gestione della diffusione di contenuti sensibili nell’era digitale.