Le mamme del Leoncavallo esprimono preoccupazione: ‘Speriamo non sia la fine’

Marianna Perrone

Agosto 21, 2025

Marina Boer, presidente dell’associazione Mamme antifasciste del Leoncavallo, si presenta davanti al centro sociale di via Watteau a Milano il 9 settembre 2025, con un tono carico di rabbia e sconforto. L’accesso all’area è bloccato da una forte presenza di forze dell’ordine, impegnate nell’esecuzione di uno sfratto atteso da tempo. La Boer, visibilmente delusa, racconta: “Una delegazione di Fratelli d’Italia è andata a Roma per chiedere di anticipare lo sfratto. Sapevamo che era una possibilità concreta, ma speravamo di arrivare a settembre”.

La storia del leoncavallo

La storia del Leoncavallo affonda le radici nel 1978, anno in cui è nata come risposta alla tragica morte di Fausto e Iaio. L’associazione è stata ufficialmente registrata nel 1989, in seguito a uno sgombero. Nonostante il passare degli anni e la perdita di alcune delle fondatrici, come Carmen De Mil, insignita dell’Ambrogino d’oro alla memoria nel 2022, Boer continua a nutrire la speranza che questa non sia la fine per il centro sociale, anche se riconosce le difficoltà crescenti.

Il raduno dei manifestanti

Davanti al Leoncavallo, un gruppo di manifestanti, molti dei quali invecchiati, si è radunato. Alcuni giovani si sono seduti a terra, giocando a carte, mentre altri ricordano tempi passati, come nel 1989, quando l’opposizione allo sgombero era stata veemente. Luca Ghezzi, storico esponente del centro, ricorda: “Allora abbiamo fatto resistenza attiva. Dopo la demolizione parziale, siamo rientrati e abbiamo ricostruito tutto, riportando vita al centro fino allo sgombero definitivo nel 1994″.

Il ruolo del leoncavallo nella comunità

Nel corso degli anni, il Leoncavallo ha rappresentato un’importante realtà di aggregazione sociale. Ghezzi elenca le varie iniziative, come l’asilo sociale autogestito e i corsi di italiano per stranieri, sottolineando l’importanza di offrire spazi di socializzazione senza la mercificazione del divertimento. Il centro ha anche fornito pasti a chi non poteva contribuire economicamente e ha accolto i senzatetto durante l’inverno.

La visione di boer per il futuro

Boer rivendica l’importanza del Leoncavallo, definendolo un luogo che per cinquant’anni ha promosso relazioni sociali alternative e attività culturali innovative. “Abbiamo cercato di dimostrare che è possibile gestire uno spazio in modo diverso rispetto alla crescente speculazione urbana“, afferma. Attualmente, è in corso una trattativa con il Comune per l’area di via San Dionigi, con la speranza che Palazzo Marino pubblichi un bando per la ristrutturazione, consapevoli delle ingenti risorse necessarie.

Le sfide future del leoncavallo

Ghezzi esprime preoccupazione per la difficoltà di trovare nuovi spazi alternativi. Nonostante ciò, Boer conclude con determinazione: “Quello che abbiamo costruito negli anni è indipendente dai luoghi fisici. Continueremo a portare avanti le nostre attività culturali e politiche, ovunque ci troviamo”.

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