Il vento leggero attraversa Jabal Al-Baba, un’area situata tra l’insediamento israeliano di Ma’ale Adumin e Al-Eizariya, un sobborgo di Gerusalemme Est. Qui, un uomo palestinese osserva con tristezza gli edifici eretti dallo Stato ebraico, costruzioni che sorgono su terreni dove un tempo viveva insieme alla sua famiglia, prima di essere deportati. La situazione attuale si complica ulteriormente: la comunità palestinese di Jabal Al-Baba ha ricevuto un ordine di demolizione da Gerusalemme, un provvedimento che apre la strada a nuovi insediamenti israeliani.
Piano E1 e approvazione
Il piano E1, fortemente sostenuto dal ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, ha ricevuto l’approvazione da parte di un dipartimento della Difesa il giorno precedente. Questo progetto, concepito per la prima volta negli anni Novanta e rimasto in sospeso per quasi tre decenni a causa di una significativa opposizione internazionale, prevede la costruzione di 3.400 nuovi insediamenti su un’area di 12mila chilometri quadrati. L’area interessata si estende da Gerusalemme Est fino a Ma’ale Adumin e, se realizzato, il piano taglierebbe in due la Cisgiordania, rendendo impossibile la creazione di uno stato palestinese.
Tensioni e futuro incerto
Le tensioni nella regione non accennano a diminuire, mentre la comunità palestinese si trova a fronteggiare un futuro incerto. Le demolizioni minacciano non solo l’abitabilità di Jabal Al-Baba, ma anche l’identità e la storia di un popolo che ha visto la propria terra trasformata da insediamenti e conflitti. La questione degli insediamenti israeliani rappresenta un nodo cruciale nel conflitto israelo-palestinese, sollevando interrogativi sulla legittimità delle azioni intraprese e sul futuro della pace nella regione.