Inchiesta avviata in Francia a seguito della morte in diretta di uno streamer

Marianna Perrone

Agosto 20, 2025

Oltre dieci giorni di dirette ininterrotte sulla piattaforma Kick hanno portato alla tragica morte di Jeanpormanove, nome d’arte di Raphael Graven, un uomo di 46 anni, avvenuta in diretta davanti a migliaia di follower. L’incidente ha scatenato un’immediata inchiesta, che si concentrerà sugli interrogatori dei suoi “amici”, noti come “Naruto” e “Safine”. Questi individui lo hanno sottoposto a prove estreme e torture, compresi esperimenti con sostanze tossiche.

Il corpo di Graven è stato scoperto privo di vita dai suoi complici, che hanno deciso di interrompere la diretta dopo che il suo corpo era rimasto visibile per dieci minuti a migliaia di spettatori. La morte di Jeanpormanove ha sollevato interrogativi sul comportamento dei suoi “amici” e sulla sicurezza delle piattaforme di streaming.

Il percorso di Jeanpormanove sui social media

Jeanpormanove era un personaggio molto noto nel panorama dei social media, in particolare su TikTok, dove contava 582.000 abbonati. La sua carriera era caratterizzata da una costante ricerca di sfide estreme. Dopo aver lasciato Twitch, a causa di regolamenti severi, si era trasferito su Kick, dove ha potuto ampliare il suo repertorio di sfide, attirando un pubblico sempre più vasto. Le sue dirette includevano attività pericolose come strangolamenti, colpi violenti e colate di vernice sulla testa.

Questa ricerca di approvazione e attenzione ha portato Jeanpormanove a esporre se stesso a situazioni sempre più rischiose. Il suo comportamento ha suscitato preoccupazione tra i follower, che hanno denunciato le sevizie sempre più crudeli a cui era sottoposto. La sua morte ha messo in luce le conseguenze estreme di una cultura che premia il sensazionalismo e il dolore per il divertimento.

Le reazioni e le indagini in corso

Le autorità hanno avviato un’indagine approfondita per chiarire le circostanze della morte di Jeanpormanove. I magistrati stanno esaminando attentamente il comportamento dei suoi complici, mentre i legali degli streamer parlano di una possibile “messinscena” riguardo a quelle che apparivano come sevizie. Clara Chappaz, ministra del Digitale, ha definito l’accaduto come un “orrore assoluto”, sottolineando che Jeanpormanove è stato umiliato per mesi in diretta.

Il caso solleva interrogativi sulla responsabilità delle piattaforme di streaming e sul ruolo che esse giocano nel promuovere contenuti estremi. La morte di Jeanpormanove potrebbe portare a una revisione delle politiche di moderazione e sicurezza delle piattaforme, al fine di prevenire simili tragedie in futuro.

La vicenda di Jeanpormanove rappresenta un campanello d’allarme per il mondo dei social media e del live streaming, dove la ricerca di visualizzazioni e follower può spingere a comportamenti estremi e pericolosi. La sua morte non deve essere dimenticata, ma deve servire come monito per tutti coloro che operano in questo spazio.

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