Usa: la confisca del Collegio San José in Nicaragua solleva polemiche

Egidio Luigi

Agosto 14, 2025

Gli Stati Uniti, insieme all’opposizione nicaraguense, hanno espresso forte condanna per la confisca del Collegio San José situato a Jinotepe, avvenuta per mano del regime di Rosario Murillo e Daniel Ortega. La notizia, riportata il 5 gennaio 2025, ha scatenato reazioni accese a livello internazionale.

La diplomazia statunitense e la condanna del regime

La diplomazia statunitense ha definito questo atto una “perversità”, sottolineando come evidenzi ulteriormente i limiti della dittatura di Murillo e Ortega. In un comunicato ufficiale, il governo di Washington ha accusato il regime di perseguire una politica di controllo totale, affermando che il potere della fede e il desiderio di libertà del popolo nicaraguense prevarranno su questa oppressione.

Nuovo direttore e reazioni della comunità

Secondo il gruppo di riflessione Grex, composto da ex prigionieri politici, il regime ha nominato come nuovo direttore del collegio il paramilitare Ermes Morales, noto per i suoi legami con attività repressive e accusato di essere coinvolto nell’omicidio del giovane Jean Paul Genie nel 1990. Questa decisione ha suscitato indignazione tra i genitori e gli studenti, i quali hanno rifiutato di partecipare a un incontro con i funzionari del ministero dell’Istruzione del Nicaragua.

Storia e rinominazione del collegio

Il Collegio San José, che vanta oltre 40 anni di storia e accoglie circa 600 alunni, è stato ribattezzato “Bismarck Martínez” in onore di un militante sandinista, ritenuto responsabile della cosiddetta “Operazione pulizia” del 2018, un evento tragico che ha portato alla morte di oltre 30 persone a Carazo, nelle vicinanze del collegio delle Suore Giuseppine.

Preoccupazioni per la libertà religiosa e i diritti umani

Martha Patricia Molina, avvocata e ricercatrice, ha descritto la confisca come “un giorno di infamia per la libertà religiosa”. Inoltre, il Grex ha denunciato l’emergere di nuove ondate di arresti a Jinotepe e Masaya, colpendo ex prigionieri politici e oppositori locali. La situazione nel paese continua a destare preoccupazione e a sollevare interrogativi sul futuro della libertà e dei diritti umani in Nicaragua.

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