Il nome di Samir Hulileh sembra raccogliere il consenso di attori chiave come Israele, Stati Uniti e Lega Araba. Questo ex alto funzionario dell’Autorità Nazionale Palestinese è emerso come il candidato ideale per ricoprire il ruolo di governatore di Gaza, un incarico che potrebbe segnare un significativo cambiamento nella regione. Nei mesi recenti, sono stati avviati negoziati riservati per identificare una figura in grado di guidare Gaza dopo la conclusione del conflitto, e la scelta di Hulileh ha ricevuto approvazione da vari fronti diplomatici.
La figura di Hulileh
Secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Ynet, fonti vicine al dossier e documentazione inviata al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti confermerebbero che Hulileh potrebbe operare nella Striscia sotto l’egida della Lega Araba, con il supporto di Israele e Stati Uniti. Questa mossa sarebbe intesa a garantire una transizione ordinata nel “giorno dopo” la fine della guerra.
Il lobbista canadese-israeliano Ari Ben-Menashe ha avuto un ruolo determinante nell’accelerare questa operazione negli ultimi tempi. Incontri avvenuti negli Stati Uniti e contatti di Hulileh in Egitto hanno contribuito a dare slancio all’iniziativa. Ben-Menashe, ex agente dei servizi segreti israeliani, ha confermato il suo coinvolgimento nel progetto, che prevede una leadership a Gaza sotto il coordinamento di Egitto e Arabia Saudita.
Il profilo professionale di Samir Hulileh
Attualmente residente a Ramallah, Samir Hulileh è un economista con una carriera di alto profilo nell’Autorità Nazionale Palestinese. Ha ricoperto ruoli significativi, tra cui quello di segretario generale del terzo governo di Ahmed Qurei (2005-2006) e viceministro dell’Economia e del Commercio. Inoltre, ha avuto un ruolo di leadership nella holding palestinese Padico e ha presieduto il Consiglio di amministrazione della Palestine Securities Exchange fino a marzo scorso.
Hulileh è considerato vicino al miliardario palestinese-americano Bashar al-Masri, noto per i suoi legami con l’amministrazione Trump. La spinta per la sua nomina proviene da Ben-Menashe, il quale ha delineato un piano che prevede il coinvolgimento di alti funzionari statunitensi e la creazione di una governance a Gaza sotto la supervisione della Lega Araba.
Obiettivi e visione per Gaza
Nei giorni recenti, Hulileh ha espresso la sua intenzione di assumere il ruolo di “project manager” per la ricostruzione di Gaza, pianificando l’arrivo di “dai 600 ai 1.000 camion di aiuti umanitari al giorno” e l’apertura di vari valichi commerciali senza restrizioni. La sua proposta include anche il ripristino della legge e dell’ordine, con una leadership accettata dai residenti di Gaza, che non sia né dell’Autorità Nazionale Palestinese né di Hamas. Hulileh ha sottolineato l’importanza di ridurre il flusso di armi provenienti da gruppi militanti.
Per realizzare la sua visione, Hulileh stima che saranno necessari circa 53 miliardi di dollari per la ricostruzione, con la disponibilità degli stati del Golfo a contribuire, ma richiede anche un impegno sostanziale da parte di Stati Uniti e Unione Europea.
Le dinamiche politiche in gioco
La proposta di Hulileh potrebbe trovare favore anche presso il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha manifestato l’intenzione di escludere l’Autorità Nazionale Palestinese dal governo di Gaza, auspicando invece l’ingresso di forze arabe. Il piano di Ben-Menashe prevede anche lo sfruttamento dei giacimenti di gas naturale scoperti al largo della costa di Gaza.
Netanyahu ha già dichiarato di avere identificato diversi candidati per una “autorità di transizione” a Gaza, sottolineando che il disarmo di Hamas sarà una priorità in ogni piano postbellico. Ha anche evidenziato che vari Paesi arabi condividono l’opinione che Hamas debba essere disarmato, definendo questo come un punto cruciale per il futuro della regione.
Nonostante le speculazioni, l’Autorità Nazionale Palestinese ha smentito che ci sia stato un accordo sui nomi per il futuro governo, e anche Hulileh ha mostrato cautela riguardo alla sua possibile nomina, chiarendo che il primo passo deve essere la fine del conflitto.