Sono passati ottant’anni dal 6 agosto 1945, una data che ha segnato in modo indelebile la storia dell’umanità con il bombardamento atomico su Hiroshima e Nagasaki. Per preservare la memoria di coloro che hanno vissuto questa terribile esperienza, è stata fondata l’organizzazione giapponese Nihon Hidankyo, composta dagli Hibakusha, i sopravvissuti alle esplosioni. Nel mese di dicembre 2024, l’organizzazione ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace 2024, riconoscimento conferito a Oslo per il suo impegno nel promuovere la pace e la consapevolezza sui pericoli delle armi nucleari.
Con il passare del tempo, la voce degli Hibakusha, che hanno trasformato il loro dolore in campagne educative contro le armi nucleari, si sta affievolendo. Questo problema non riguarda solo i testimoni di Hiroshima e Nagasaki, ma anche quelli delle guerre mondiali e delle deportazioni. In Giappone, le nuove generazioni stanno raccogliendo il testimone, ma nel resto del mondo, un nuovo simbolo di speranza sta emergendo: gli Hibakujumoku.
Il significato degli hibakujumoku
Il termine giapponese Hibakujumoku è composto da hibaku (被爆), che significa “bombardato, esposto a radiazione nucleare”, e jumoku (樹木), che si traduce in “albero” o “bosco”. Questi alberi sono stati esposti ai bombardamenti atomici e hanno sopravvissuto o rigermogliato dalle loro radici. Gli Hibakujumoku rappresentano alberi unici, simboli di resilienza e speranza, cresciuti in un’area che, secondo gli scienziati dell’epoca, sarebbe rimasta priva di vegetazione per decenni.
Attualmente, sono 160 gli alberi ufficialmente registrati come Hibakujumoku, appartenenti a oltre 30 specie diverse. Ogni albero è identificato da un contrassegno univoco e i loro semi vengono raccolti per dare vita a nuove piantine che vengono distribuite in tutto il mondo. L’iniziativa è stata avviata nel 2011 con la creazione della Green Legacy Hiroshima (GLH), un’organizzazione di volontariato che si occupa della raccolta e distribuzione globale dei semi, promuovendo la consapevolezza sulle conseguenze delle armi nucleari e l’importanza del legame tra natura e umanità.
Dal 2020, PEFC Italia e l’Associazione “Mondo senza Guerre e senza Violenza – Biodiversità Nonviolenta” hanno proposto gli Hibakujumoku come “Alberi della Pace”. Ogni anno, PEFC Italia si impegna a diffondere il messaggio di pace e speranza contro le armi nucleari distribuiendo questi alberi. Le due associazioni gestiscono la raccolta dei semi a Hiroshima e il loro successivo allevamento presso l’orto botanico di Perugia, in collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia.
Gli hibakujumoku presenti in Italia
Nel 2025, sono stati affidati 51 alberi Hibakujumoku in Italia, da nord a sud del paese. Due nuovi alberi sono stati messi a dimora il 15 maggio a Pieve Santo Stefano (AR), presso l’Istituto Omnicomprensivo Statale “Fanfani – Camaiti”, e il 18 maggio a Bellusco (MB), su richiesta del Comune con il patrocinio del Comune di Cavenago di Brianza.
Prima del 2020, gli Hibakujumoku erano stati piantati in diverse località italiane, tra cui Venegono Superiore (VA), Fiumicello Villa Vicentina (UD), Livorno, Foggia, Brindisi, Reggio Calabria, Palermo e Narni (TR). Nel 2020, gli alberi sono stati consegnati al Kilometro Verde di Parma e alla Biblioteca San Matteo degli Armeni a Perugia. Nel 2021, ben 13 alberi sono stati distribuiti a progetti meritevoli in diverse scuole e associazioni, tra cui la Scuola Secondaria Leonardo da Vinci di Maccagno (VA) e il Parco della Pace di Vicenza.
Nel 2022, ulteriori Hibakujumoku sono stati consegnati a varie istituzioni, fra cui il CONAF di Roma e il Liceo Statale Enrico Medi di Villafranca di Verona. Nel 2023, gli “Alberi della Pace” sono stati affidati a diverse organizzazioni e istituti, come il Centro Nocetum di Milano e il CREA Foresta-Legno di Arezzo. Infine, nel 2024, sono stati consegnati altri sei alberi a diverse associazioni e istituzioni, continuando così la tradizione di promuovere la pace e la consapevolezza attraverso la natura.