Il virus trasmesso dalla zanzara tigre torna a diffondersi con forza: ecco cosa sta accadendo.
Il virus Chikungunya sta generando forti preoccupazioni tra le autorità sanitarie europee. L’Organizzazione mondiale della sanità ha diramato un’allerta globale, stimando che oltre 5,6 miliardi di persone vivano oggi in aree potenzialmente esposte alla trasmissione del virus. In Europa, la Francia risulta il Paese più colpito. Tra il 1° maggio e il 22 luglio 2025, sono stati confermati 800 casi sul territorio nazionale, molti dei quali trasmessi localmente nel sud del Paese, senza legami con viaggi in aree tropicali.
Il fenomeno non è circoscritto al continente. Il vero epicentro dell’epidemia in corso è rappresentato dall’isola francese di La Réunion, nell’Oceano Indiano. Qui, a partire dalla metà del 2024, è stato rilevato un ritorno massiccio della circolazione virale. Secondo i dati aggiornati al 4 maggio 2025, i casi confermati hanno superato quota 47.500, con 12 decessi documentati. Le consultazioni mediche per sospetto Chikungunya sull’isola sono stimate intorno alle 170.000, una cifra che testimonia l’elevata diffusione del virus tra la popolazione locale.
Tutti i comuni di La Réunion sono interessati dalla trasmissione attiva, in particolare Le Tampon, nel sud dell’isola. Le autorità locali hanno attivato misure straordinarie per il controllo dei vettori, potenziando le azioni di disinfestazione, monitoraggio epidemiologico e informazione alla cittadinanza. Il virus, veicolato dalla zanzara tigre (Aedes albopictus), continua a diffondersi a ritmi preoccupanti, anche per le sue caratteristiche cliniche: febbre elevata, forti dolori articolari, rash cutanei, cefalea intensa e stanchezza prolungata. Sintomi che ricordano da vicino quelli della febbre dengue.
Francia, La Réunion e Italia: la mappa della diffusione nel 2025
Il rischio di trasmissione autoctona si è concretizzato nel sud della Francia, dove i servizi sanitari stanno gestendo cluster locali in almeno tre dipartimenti. Gli esperti osservano con attenzione l’evoluzione, perché l’assenza di viaggi recenti nei pazienti confermati rappresenta un chiaro segnale di circolazione interna del virus. Le condizioni ambientali – alte temperature e presenza costante del vettore – favoriscono la sopravvivenza delle zanzare infette e la propagazione dell’epidemia.

In Italia, il primo caso confermato di Chikungunya nel 2025 è stato rilevato nel comune di Bentivoglio, in provincia di Bologna. La persona infetta è residente nella frazione di San Marino di Bentivoglio e ha mostrato i primi sintomi poco dopo il rientro da un’area tropicale. Si sta attualmente valutando un secondo caso sospetto, anch’esso nel territorio comunale. L’Azienda USL di Bologna ha immediatamente attivato il Piano regionale di sorveglianza delle arbovirosi, che prevede indagini, tracciamenti e operazioni di disinfestazione in un raggio di 300 metri dai luoghi frequentati dal paziente.
È importante chiarire che il virus non si trasmette da persona a persona, ma esclusivamente attraverso la puntura di zanzare infette. La prevenzione resta al momento l’unico strumento disponibile: non esistono vaccini né trattamenti antivirali specifici per questa malattia in Europa. I protocolli clinici sono mirati a contenere i sintomi, spesso debilitanti, e ad evitare complicazioni nelle persone fragili.
Le autorità sanitarie italiane, insieme all’Istituto Superiore di Sanità, raccomandano alla popolazione di seguire attentamente le misure preventive: repellenti cutanei, indumenti coprenti, zanzariere alle finestre e rimozione dei ristagni d’acqua nei giardini, terrazzi e balconi. Anche sottovasi, piscinette e contenitori incustoditi possono diventare habitat ideali per la deposizione delle uova della zanzara tigre. Il controllo domestico del vettore rappresenta quindi un passaggio essenziale per contenere la diffusione sul territorio.
ome riconoscere il virus e quando rivolgersi al medico
Il virus Chikungunya si manifesta con un quadro clinico acuto, che inizia di solito dopo un’incubazione di 3-7 giornidalla puntura di una zanzara infetta. Il sintomo iniziale più comune è la febbre improvvisa, spesso superiore ai 39 °C, accompagnata quasi sempre da dolori articolari intensi, che colpiscono soprattutto mani, polsi, caviglie e ginocchia. Questi dolori possono durare da alcuni giorni fino a diverse settimane, compromettendo seriamente la mobilità, soprattutto negli anziani e nei soggetti già affetti da malattie croniche.
Altri segnali da non sottovalutare sono la comparsa di eruzioni cutanee, la stanchezza estrema, i brividi, la nausea e il mal di testa. In alcuni casi, si osservano anche congiuntivite e dolori retro-orbitali. La somiglianza dei sintomi con quelli di altre arbovirosi – come dengue e Zika – rende necessaria una diagnosi differenziale tramite esami del sangue specifici, che possono rilevare la presenza di anticorpi IgM o tracce del genoma virale.
Le complicazioni gravi sono rare, ma possono verificarsi nei neonati, negli immunodepressi e nelle persone con comorbidità. Il Ministero della Salute consiglia di consultare immediatamente il medico in presenza di febbre alta associata a dolori articolari, soprattutto in chi ha soggiornato o vive in aree a rischio. Il trattamento, ad oggi, resta sintomatico: antipiretici, antinfiammatori non steroidei (esclusa l’aspirina in caso di sospetta dengue) e idratazione costante.
La prevenzione del contagio passa anche dalla corretta informazione: evitare allarmismi ingiustificati è importante, ma lo è altrettanto non sottovalutare i segnali del corpo. Gli esperti ricordano che una diagnosi precoce può aiutare a ridurre i disagi fisici e ad attivare subito le misure sanitarie locali per contenere la diffusione del virus.