Ferie, quanto devono durare davvero per farti stare meglio? La risposta non è quella che immagini

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Ferie, quanto devono durare davvero per farti stare meglio - infobrasile.it

Egidio Luigi

Luglio 27, 2025

Secondo la scienza bastano questi giorni per rigenerarsi, ma solo se si stacca davvero dal lavoro.

L’estate è il momento in cui milioni di italiani si fermano. C’è chi si prende una settimana, chi riesce ad allungare fino a due o tre, e chi approfitta per sparire un mese intero. Il diritto alle ferie è garantito per legge, serve a riprendersi fisicamente e mentalmente dalla routine lavorativa e, come riconosciuto anche a livello europeo, dovrebbe permettere di riconnettersi con la propria vita personale. Ma quanti giorni bastano davvero per sentirsi meglio?

Il punto di rottura: quando le ferie fanno bene e quando smettono di funzionare

Secondo una ricerca condotta nel 2012 dall’Università di Nijmegen, nei Paesi Bassi, la risposta è più precisa di quanto si pensi. Il picco di benessere mentale durante le vacanze si registra, in media, all’ottavo giorno. Le persone iniziano davvero a rilassarsi dopo una settimana, ma già all’undicesimo giorno si inizia a registrare un calo: stanchezza, noia, perdita di concentrazione.

Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Happiness Studies, e si basa su osservazioni fatte su un ampio campione. I ricercatori hanno rilevato che vacanze troppo corte non danno il tempo di scollegarsi davvero, mentre quelle troppo lunghe rischiano di avere l’effetto opposto. La durata ideale? Tra gli 8 e gli 11 giorni, né meno né più. È lì che si concentra la massima resa psicofisica: si abbassa il cortisolo, migliora il sonno, tornano motivazione e lucidità.

Una conferma di quanto l’equilibrio tra lavoro e riposo sia fragile. Lo aveva intuito anche William Shakespeare, con quella frase che oggi sembra più attuale che mai: “Se passassimo tutto l’anno in vacanza, divertirci sarebbe faticoso quanto lavorare”.

Perché non basta spegnere il pc: la vera sfida è la disconnessione

Non si tratta solo di quanto tempo si ha, ma di come lo si usa. A ribadirlo è Bénédicte Pichard, psicologa del lavoro, che spiega come la qualità della pausa incida più della sua durata. “La vacanza vera – dice – è quella in cui si smette di fare le stesse cose che si fanno tutto l’anno”. Restare incollati al telefono, controllare le email aziendali, rispondere ai messaggi dei colleghi, restare connessi sui social o buttarsi su Netflix per ore non aiuta. Sono attività che occupano la mente, consumano attenzione e spesso riproducono lo stress da iperconnessione che si vive ogni giorno.

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Secondo Pichard, la vacanza deve servire a “fare qualcosa di diverso”, per permettere al cervello di rallentare e riorganizzare pensieri, abitudini e stili di vita. La regola è semplice: se un’attività ti ricorda il lavoro, allora non è vacanza. Meglio spegnere, uscire, camminare, ascoltare. Non è questione di soldi, ma di atteggiamento mentale. Meglio quindi dividere l’anno in più pause brevi, da vivere in modo pieno e consapevole, piuttosto che concentrare tutto in un’unica lunga sosta passiva. Perché senza una vera disconnessione, anche un mese intero non basta.

Cosa prevede la legge italiana sulle ferie

In Italia, il diritto alle ferie è regolato dall’articolo 10 del Decreto Legislativo n. 66/2003, che stabilisce che ogni lavoratore ha diritto ad almeno 4 settimane retribuite l’anno. Di queste, 2 devono essere godute entro l’anno di maturazione, possibilmente in modo continuativo. Le altre 2 possono essere fruite nei 18 mesi successivi. Chi lavora da meno di un anno accumula le ferie in proporzione ai mesi lavorati: in media 2,33 giorni al mese. I contratti collettivi possono prevedere condizioni più favorevoli, ma mai peggiorative. Non esiste nessun vincolo che imponga di prendere le ferie d’estate, ma nella pratica, molti settori chiudono o rallentano tra luglio e agosto. È qui che interviene spesso il datore di lavoro, che può anche stabilire una chiusura collettiva, ad esempio durante Ferragosto, obbligando i dipendenti a usare parte dei giorni maturati.

Il periodo va sempre concordato in base a due esigenze: quelle aziendali e quelle del dipendente. Per evitare equivoci, è fondamentale consultare il contratto collettivo di riferimento e tenere d’occhio il saldo ferie sulla propria busta paga. In fondo, il vero punto non è solo quando si parte, ma se ci si ferma davvero.

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