Un “ansioso solitario”, capace di trovare conforto nell’immortalare immagini, considerava la fotografia come un mezzo per “riconciliare il quotidiano con l’ideale”. Così si descriveva Rodney Smith, illustre fotografo newyorkese, la cui opera verrà celebrata con una mostra monografica al Palazzo Roverella di Rovigo. L’esposizione, intitolata “Rodney Smith, Fotografia tra reale e surreale”, sarà aperta dal 3 ottobre 2025 fino al 1 febbraio 2026. Questo evento si inserisce nella tradizione della galleria, che ha già ospitato i lavori di grandi nomi come Robert Doisneau, Robert Capa, Tina Modotti e Henri Cartier-Bresson.
La mostra e le sue tematiche
La rassegna, curata da Anne Morin e prodotta da Silvana Editoriale, presenterà circa un centinaio di fotografie suddivise in sei sezioni tematiche. Queste opere testimoniano l’estetica distintiva di Smith, caratterizzata da un raffinato equilibrio tra eleganza classica, composizione rigorosa e una sottile ironia che richiama le opere del pittore René Magritte. Le immagini, realizzate esclusivamente con pellicola e luce, si contraddistinguono per la loro meticolosa cura artigianale e una precisione formale raramente riscontrabile.
Rodney Smith, nato nel 1947 e scomparso nel 2016, sviluppò la sua passione per la fotografia fin da giovane. Fu allievo di Walker Evans e si lasciò influenzare da grandi maestri come Ansel Adams, Margaret Bourke-White, Henri Cartier-Bresson e William Eugene Smith. Le sue opere sono state pubblicate su importanti testate giornalistiche, tra cui Time, Wall Street Journal, The New York Times e Vanity Fair. Smith ha anche collaborato con marchi di moda prestigiosi, come Ralph Lauren, Neiman Marcus e Bergdorf Goodman, ottenendo riconoscimenti per il suo lavoro nel settore.
Un linguaggio visivo unico
La curatrice della mostra osserva che l’estetica di Smith presenta affinità con la tradizione cinematografica, richiamando opere di registi come Alfred Hitchcock, Terrence Malick e Wes Anderson, nonché icone del cinema muto come Buster Keaton, Charlie Chaplin e Harold Lloyd. La sua formazione culturale, unita a un interesse per la teologia e la filosofia, ha permesso a Smith di esprimere il suo mondo interiore attraverso la fotografia. Le sue immagini riescono a catturare il mondo con un mix di umorismo, grazia e ottimismo, affinando la percezione e portando ordine nel caos.
Le fotografie di Rodney Smith non solo stupiscono, ma affascinano e intrigano, conducendo l’osservatore in regni poetici di riflessi e riflessioni. Luoghi immaginari e sereni evocano un senso di benessere, inducendo chi li osserva a sorridere e a lasciarsi trasportare dalla tenerezza. Smith stesso affermava: “Mi avventuro nel mondo per respirare la sua dubbia reputazione e il suo umorismo, per vedere più chiaramente, per cercare finalità e conoscenza”.
Il passaggio al colore
Ogni immagine creata da Smith rappresenta un tentativo di ricreare un’armonia divina e raggiungere uno stato superiore, anche se solo per un istante. La curatrice sottolinea che ogni scatto è caratterizzato da una bellezza eterea ed estatica, in grado di sedurre l’occhio con la grazia e la raffinatezza delle forme. Smith ha iniziato a sperimentare con il colore solo nel 2002, dopo quarantacinque anni di lavoro con la pellicola in bianco e nero. “Provo ancora questo amore incondizionato per la pellicola in bianco e nero”, dichiarò, “ma ho cambiato idea e ho iniziato a scattare anche a colori. Sebbene il colore abbia una funzione diversa per me, non c’è niente che possa eguagliare l’intensità del bianco e nero”.
La mostra al Palazzo Roverella rappresenta quindi un’importante occasione per apprezzare l’opera di Rodney Smith, un artista che ha saputo tradurre le sue emozioni in immagini straordinarie, continuando a ispirare e affascinare il pubblico con il suo stile unico e inconfondibile.