Malattia di Lyme: un biofilm aumenta la resistenza dei batteri alle terapie

Egidio Luigi

Luglio 18, 2025

Gli antibiotici si dimostrano spesso poco efficaci nel trattamento della malattia di Lyme, una patologia trasmessa all’uomo attraverso la puntura di zecche infette. Secondo i risultati di un recente studio, la causa di questa inefficacia potrebbe essere attribuita alla capacità del batterio Borrelia di formare strutture tridimensionali altamente resistenti, note come biofilm. La ricerca è stata condotta dall’Istituto Dermatologico San Gallicano Irccs in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma e l’Università di Lubiana.

Situazione della malattia di Lyme in Italia

Ogni anno, in Italia, si registrano almeno 500 casi di malattia di Lyme, sebbene si stimi che il numero reale sia significativamente più alto. I casi si concentrano principalmente nelle regioni del Nord, tra cui Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige. La malattia si manifesta inizialmente con sintomi cutanei, come l’eritema migrante, ma se non trattata in modo tempestivo, può evolvere e interessare il sistema nervoso e le articolazioni. La ricerca, pubblicata sulla rivista Frontiers in Cellular and Infection Microbiology – Veterinary and Zoonotic Infection, offre nuove informazioni sui meccanismi che consentono al batterio di persistere nell’organismo.

Dettagli dello studio sui ceppi di Borrelia

Nel corso dello studio, i ricercatori hanno esaminato 12 ceppi di Borrelia isolati da pazienti affetti da eritemi tipici delle fasi iniziali della malattia. Attraverso tecniche avanzate di biologia molecolare e test sull’efficacia degli antibiotici, è emerso che le specie Borrelia afzelii e Borrelia garinii sono in grado di formare biofilm che riducono l’efficacia di antibiotici come ceftriaxone e doxiciclina.

Implicazioni del biofilm nella resistenza agli antibiotici

Il biofilm, spiegano gli autori dello studio, è composto da comunità batteriche immerse in una matrice protettiva formata da polisaccaridi, proteine e acidi nucleici. Questa pellicola limita la penetrazione degli antibiotici e compromette l’efficacia delle risposte immunitarie del corpo umano. La ricerca, finanziata dall’Associazione Lyme Italia e Coinfezioni, rappresenta un passo significativo nella comprensione dei meccanismi che sottendono le infezioni da Borrelia. Fulvia Pimpinelli, responsabile della Microbiologia e Virologia dell’Istituto San Gallicano, evidenzia l’importanza di questo studio nel fornire un supporto per lo sviluppo di terapie più efficaci per i pazienti con sintomi persistenti.